Stefan Edberg: il Tennista che sussurrava alla Pallina!

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


Inserisci il tuo migliore indirizzo email qui sotto per ricevere in Regalo 5 Video Lezioni


Privacy Policy: Il tuo indirizzo email non sará mai utilizzato per fini di SPAM.
I video verranno istantaneamente inviati all indirizzo e-mail che inserisci sopra.

Stefan Edberg, questo atleta svedese lo sento davvero nelle mie corde a cominciare dal nome: è straniero ma il nome è familiare, anche per come si scrive Stefan con la nostra effe, senza ricorrere al ph delle lingue straniere! Ph si legge effe ma con Edberg non c’è questa complicanza: la effe si legge effe, come in italiano! Forse per questo lo sento più vicino a me, nonostante i geografi lo collochino nel nord Europa rispetto alla mia Europa mediterranea che è certamente poco prossima alla sua! Ma lo sento vicino a me anche per il suo modo di essere persona, civile, educata, garbata! Tutte qualità che non lo fanno magari tanto personaggio ma che a me piacciono assai!

Chi è Stefan Edberg

Lui è stato un grande tennista degli anni 80 e degli anni 90! Ha un fisico, direi perfetto per il gioco del tennis, alto ma non tanto da renderlo visibile solo per come accade per Ivo karlovic; ha una testa bellissima, non sferica come una pallina che la renderebbe ‘pierina’, solo un poco allungata, un poco come un bel condominio a tre piani: nella suite, lassù in alto, troneggia un manto rossiccio e giallo-oro, tipico dei teutoni, ma a anche dei nordici di vikinga memoria! Trattasi di un manto denso di capelli che lo fanno angelo, cherubino certamente, non chierichetto semplicemente! È un colore bello, che rimanda all’idea del metallo prezioso e poi anche all’idea della bellezza maschile slegato al solito combinato-disposto che relega il maschio alla forza e ai muscoli esibiti! Sempre al piano alto il ben chiomato, mi richiama ‘il chiomato sir’, oppure, come diceva Petrarca ‘aveva i capei d’oro a l’aura sparsi…’ troviamo una fronte spaziosa anche perché la chioma d’oro pettinata è rimandata all’indietro come Elvis Presley, che però aveva i pantaloni a zampa d’elefante, lui invece aveva i pantaloncini da tennis!

Stefan Edberg

Questa fronte era occupata da una fascia che lo rendeva agonistico un po’ nonostante avesse un’indole buona ed onesta! Nella fase mediana del condonomio elegante troviamo due occhi celesti rotondi e piccoli, incespugliati da ciglia e sopraciglia bionde che ne risaltano ancor più il color celeste-paradiso. Sempre in questo secondo piano troviamo un naso strepitoso, perfetto, e nella forma e nella dimensione! Credo che sia un naso che chiunque vorrebbe avere! Quando lo osservi in quel viso, di quel naso dici – ma quanto è bello – non pensi alla sua funzione respiratoria ma lo percepisci come un fatto meramente estetico! Questo nasino sta civettuolo ed imperativo lì in mezzo e le pareti facciali sono rivestite in modo piuttosto asciutto, insomma le guance, quando il viso si fa sorridente o contento, si approcciano alla serenità! Da lui non potrai mai pretendere una risata cialtrona e volgare ma contenuta e appena sfumata! Sempre in questo secondo piano le orecchie sono bellissime, misurate alla bisogna, ben attaccate, ottimi sensori rivestiti di carne!

Link Sponsorizzati

Scendiamo, con il permesso del custode di questo elegante condominio, all’ultimo piano in basso, lì c’è una bocca piccola, serve per comunicare, di sicuro da lì mai usciranno parole sconvenienti a chicchessia, lui ha il bon ton connaturato! Un collo visibile sostiene tutto questo e non è poco!

Il tronco è una bella e piana distesa, non particolarmente palestrato ma solido e forte così come le braccia che sostenevano scambi lunghi e faticosi, braccia che esibivano colpi con grazia e classe pura e gambe veloci che lo hanno trasportato in tour per il campo con una bella ‘nonchalance’ e con una grande sicurezza!

Aveva carattere Stefan, non era eclatante ma era consapevole della sua forza; non amava esternare con un surplus le sue emozioni, non era narciso, era semplicemente Stefan Edberg! E vi assicuro, non era poco anzi, più avanti vi snocciolerò le sue importanti e numerose vittorie e direte – però, non avrei creduto che avesse vinto tanto!-

Il gioco di Stefan Edberg

Ma come giocava a tennis Stefan Edberg? Giocava benissimo, un tennis bello, spettacolare, mai ripetitivo, d’attacco, veloce e infiorato da molti colpi al volo! Serve and volley spesso, visto farlo anche sulla seconda palla di servizio! Per me era il giocatore che sussurrava alla palla, ho mutuato il titolo al titolo del celebre film “l’uomo che sussurrava ai cavalli“. Lui praticava un gioco aggressivo ma mai gridato, i colpi ficcanti e potenti, figli di gesti eleganti e pieni di grazia mai erano accompagnati da gemiti da sforzo e questo lo rendeva più che mai un tennista-angelo o cherubino: infatti era rapido ma silenzioso, come se marciasse ad energia eco, come se avesse le ali!

Le sue gambe eran potenti, belle e funzionali, lo traslavano dove serviva e quando serviva! Quando giocava sussurrava alla palla e la andava a cercare in attacco! Lui così garbato e bonario d’indole ma così aggressivo nel gioco del tennis che praticava! Con la palla si comportava come con le donne, faceva il galante, era lui che prendeva l’iniziativa, che la cercava, mostrando apprezzamento e volontà di godere della sua compagnia, sussurrava parole suadenti nei pressi della rete! Si sa che la rete per la palla è l’orco cattivo che la imbavaglia, lui la sottraeva alla rete-orco e le offriva l’ospitalità del suo piatto corde per cullarla e trasportarla ovunque, purché lontano dalla rete!

Chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare in un torneo importante in una giornata di sole, sullo sfondo di un cielo azzurro, lui biondo, occhi azzurri e di gentil aspetto, davvero sembrava un angelo che recitava il gioco del tennis! E lo sembrava per come giocava, per come si comportava e per come si muoveva! Quei gesti, volgarmente chiamati ‘movimenti’, erano tutto fuorché scolastici, erano belli, semplici e fluidi che definirli tecnici è un po’ come ‘sporcarli’ o declassarli a merce o a prodotto! Ma da quei gesti non uscivano prodotti, ma creazioni magiche di colpi che disegnavano in aria traiettorie ardite e sorprendenti, comunque attraenti, che richiamavano quel concetto di bellezza greca ‘classica’ fatta di misura e di equilibrio!

gioco di Edberg

Quando andava all’attacco a salvare la palla dall’orco (leggi rete) volitivo e determinato si faceva cavaliere e ospitale nei confronti di madamoiselle pallina che, rapita dal suo sguardo, volentieri si faceva prendere dalla sua racchetta e contenta andava nella destinazione assegnatale!

La sua è detta “la volée di Dio” perché era così perfetta che se Dio avesse mai giocato a tennis l’avrebbe certamente fatta così! Con quel gesto Stefan accompagnava la pallina dall’altra parte come se fosse una mamma che accompagna sua figlia ad attraversare la strada. Quando Stefan eseguiva la volée era come se desse una carezza alla palla prima del commiato; quando faceva questa volée Stefan si faceva Caronte che traghettava le anime dei morti da una riva all’altra del fiume Acheronte, vero Dante?

Ma questo Vikingo avrebbe avuto un ruolo anche in un’altra dimensione storica come quella del Medioevo! Ebbene, in una società medioevale io avrei visto bene Stefan in qualità di cavaliere, corazzato di spada e di adeguata armatura pronto a difendere i deboli e le donne dalla cattiveria della gente! Donne, oggi siamo in epoca moderna e mi piace pensare ad una favola diversa: mi immagino un bel cavaliere, Stefan per l’appunto che, addormentato nel bosco, viene notato da una bella ragazza che fa jogging, lei si ferma e vedendo cotanta bellezza lo bacia e lui si sveglia e vissero felici e contenti, pardon goduti!

Quando vedi giocare Edberg e lo vedi centrare la palla così bene subito pensi al cacciatore che spara alla pallina che si fa preda! E quel modo di giocare mi meraviglia e mi dà gioia pari solo a quella che proverei se mi arrivasse addosso in ‘spaccata’ una ballerina discinta del Moulin Rouge! Quando eseguiva il servizio mai era una rimessa in gioco della palla in campo, ma era come se avesse messo dato gas alla sua macchina fabbrica punti! Quando giocava particolarmente bene la gente diceva – oggi Stefan non gioca ma vola come un angelo sul campo! –

Quando giocava dispensava punti come i buoni dispensano cibo ai poveri! Elegante, sportivo, vincente! E si perché non solo era bello a vedersi ma era anche vincente e qui dalla poesia del tennis passo alla prosa cioè ai suoi risultati, ad una sua rendicontazione della tecnica, espressa sia dei suoi risultati. Tutto ebbe inizio quando nel 1981 l’allenatore svedese Percy Rosberg consigliò ad un ragazzino di belle speranze originario di Västervik di abbandonare il rovescio a due mani, convinto di favorire così le sue spiccate doti offensive. Non fu una cosa da poco questo cambiamento, fu quasi una rivoluzione, specie in un paese come la Svezia che aveva raggrumato la sua passione per il tennis attorno a un totem come Bjorn Borg (Rosberg contribuì anche alla sua scoperta) e nel quale altri campioncini (Wilander su tutti) stavano crescendo seguendo il suo modello tecnico, regolarità da fondo campo e rovescio bimane.

Questo cambiamento fu particolarmente felice per Stefan Edberg, il quale dopo neanche due anni dopo aver tolto una mano dal suo rovescio, conquistò il Grande Slam Juniores, record senza precedenti e tuttora ineguagliato! Nella storia del giocatore di tennis Stefan Edberg, oltre all’incontro cruciale con Rosberg, ci fu anche un altro episodio chiave bruttissimo nel 1983: durante le semifinale degli US Open under 18 contro il minore dei McEnroe, Patrick, un servizio di Stefan colpì un giudice di linea, tal Dick Wertheim, che cadde a terra e nell’impatto riportò un’emorragia cerebrale! Il poveretto morì quattro giorni dopo, un peso difficile da sostenere per le spalle di un diciassettenne!

Stefan Edberg è il più grande ossimoro del tennis,uno dei più clamorosi dell’intera storia dello sport. Schivo, educato, imperturbabile nei comportamenti, audace, spericolato, spettacolare nel gioco! Un attaccante nato. Stefan andava avanti sempre e comunque, su tutte le superfici e in qualsiasi situazione di punteggio. Seguiva a rete la prima e la seconda di servizio, attaccava ogni palla attaccabile, attaccava persino in risposta al servizio avversario!

Punto focale del gioco di Stefan Edberg era sicuramente il servizio, sia giocato piatto che in Kick o in slice. Un aspetto interessante di questo fondamentale era l’impugnatura, leggermente spostata in alto sul manico. Nel tennis di oggi si tende a far coincidere il palmo con la fine della racchetta (se non a farlo fuoriuscire dal bordo per dare maggiore mobilità al polso), mentre Edberg la teneva piuttosto in alto, in modo tale che tra la fine della racchetta e il palmo rimanesse qualche centimetro di spazio. A questa particolare impugnatura si abbinava un grande piegamento delle gambe, capaci di dare molta forza propulsiva al colpo.

Non è un caso che il servizio di Stefan Edberg sia il logo dell’Australian Open. Questo servizio era molto inferiore a quelli di Becker, Ivanisevic, Sampras, ma era anche così lavorato e carico di effetto che costringeva l’avversario ad una risposta non agevole! Il fatto poi che non fosse tanto veloce gli dava però il tempo per la ‘scesa a rete’. Questo servizio era adatto per un gioco d’attacco meraviglioso e chip and charge, di grande classe ed eleganza!

Sul lato sinistro del campo non c’era giocatore più elegante di lui: giocava un rovescio pregevole sia in back (appunto per il chip and charge), sia piatto che in top. Il diritto da fondo era il suo colpo debole, ma nondimeno capitavano giornate in cui il diritto girava a meraviglia: in quelle giornate Edberg diventava imbattibile.

La Volée di Dio

Come detto, Edberg giocava un’angelica volée, la specialità della casa, forse la migliore volée di rovescio di tutti i tempi. Ma come la eseguiva? La tecnica di Edberg a rete è classica, di una pulizia e semplicità unica, non un movimento in più o eccessivo. Tagli decisi per chiudere d’incontro, tocchi raffinati per stupire e sorprendere. Il tutto con aperture minime. Il segreto principale delle sue volée non sta nella sua mano, e nemmeno nella sua tecnica. Quegli aspetti sono le raffinatezze del campione, il surplus che gli ha permesso di avvicinarsi alla perfezione.

La base della sua forza a rete va ricercata in altri aspetti, meno raffinati ma essenziali. Tony Pickard, fedele allenatore di Stefan per tutta la carriera, amava dire: “Io riesco a riconoscere la qualità del tennis di Edberg dopo un solo gioco. Quando tutto gira per il meglio Stefan in campo vola, sembra che abbia le ali ai piedi“. Edberg era un grandissimo atleta, aveva una potenza nelle gambe fuori dal comune, una reattività ed esplosività nei piedi da centometrista (tanto che nei giochi studenteschi svedesi Edberg, pur non praticando atletica come sport, vinse molte gare stabilendo pure i record nella sua regione di Vastervick). Queste qualità naturali gli permettevano di eccellere nelle componenti atletiche principali del gioco di volo: posizione sotto rete, posizione del corpo rispetto alla palla, equilibrio, capacità di appoggio sulle ginocchia e di elasticità delle caviglie. La somma di tutto questo significa equilibrio dinamico.

Grazie al suo servizio Edberg riusciva a posizionarsi nei pressi della rete in modo ottimale, privilegiando istintivamente la parte sinistra perché la sensibilità di tocco era maggiore da quel lato. È un istinto quello della posizione che, combinato alla velocità ed esplosività, lo rendeva eccezionale in questo aspetto. Poi guardate come Edberg fosse sempre molto vicino alla palla con il corpo al momento di colpirla: è un’altra chiave importante e decisiva per giocare a rete con tocco e sicurezza. Minore è la leva su cui si esercita il movimento, maggiore sarà il controllo.

Con questa volée Edberg arrivava quasi a mangiarsi la pallina. Si spostava diagonalmente verso di essa, apriva leggermente la racchetta verso sinistra con il solo avambraccio tenendo il gomito il più possibile vicino al corpo fino al momento dell’impatto, sempre sicuro, ben davanti al corpo, con il polso duro come acciaio per le sue rasoiate in diagonale verso destra (con cui ha vinto 2 Wimbledon, 6 tornei Slam e molto altro), oppure più dolce per tocchi stretti e corti.

Edberg volee

Il lavoro dei suoi piedi è essenziale in questo colpo: piccoli passi ad altissima frequenza, per avere la miglior aderenza al suolo, e soprattutto per mantenere l’equilibrio con il corpo. Questa è la esecuzione più semplice, con una palla tesa e medio-alta. Ma i capolavori degni del miglior Edberg li vediamo quando esegue una volée con un palla infida, tesa e calante, quasi tra i piedi; magari su palle di una risposta al servizio, quando è più difficile coordinarsi dopo l’uscita dal movimento della battuta.

Stefan riusciva a giocare volée basse al livello del suolo, con la sua racchetta che quasi toccava il terreno di gioco, in piena corsa dopo il servizio, e metterle 10 cm dalla riga di fondo dell’avversario, magari in uno dei due angoli, costringendolo ad un passante difficilissimo. Signori, vi ho svelato la volée di Dio!

Mentre la palla cade veloce verso il terreno, poco oltre la riga del servizio, ecco che Edberg iniziava a scendere sulle ginocchia, tenendo la racchetta leggermente davanti al corpo ed assecondando con il braccio ed il gomito l’inerzia del movimento. Edberg riusciva a mantenere equilibrio e compostezza anche in un gesto estremo! Gli altri, parlo di McEnroe, di Sampras, riescono a raggiungere risultati straordinari con questo tipo di volée bassa ma la giocano con un colpo abbastanza passivo con il corpo: mettono la racchetta davanti e giocano di puro polso e timing grazie al loro talento!

La Carriera di Edberg

Giusto per sapere di chi stiamo parlando, Stefan Edberg ha trovato nel suo cammino giocatori del calibro di Lendl, McEnroe, Wilander, Becker e, più tardi, Agassi, Courier, Sampras! Edberg è stato numero uno al mondo per settantadue settimane, top ten per dieci anni consecutivi dal 1985 al 1995. Ha vinto due Australian Open(1985,1987) quando a Melbourne ancora si giocava sull’erba, due US Open (1991,1992), un Master (le attuali Finals, 1989), quattro Coppe Davis con la Svezia (la prima, nel 1984, a soli diciotto anni). L’unico Slam che gli è mancato è stato il Roland Garros! La terra battuta era la superficie meno amata perché meno adatta al suo gioco d’attacco, eppure nel 1989 riuscì a raggiungere la finale ma lì trovò il diciassettenne cinese Michael Chang! Questo fu per lui un grande rimpianto perché no riuscì più a vincerlo!

Edberg Federer

Quando si è ritirato per un certo periodo ha abbandonato il mondo del tennis, dedicandosi ad altro! È diventato proprietario di un appezzamento di foresta in Svezia e qui ha gestito una azienda che vendeva legna per le grandi industrie della carta! Poi è rientrato nel mondo del tennis e ha fatto il coach di Federer, invogliandolo a giocare un tennis più aggressivo e a staccarsi dal fondo campo dove subiva il gioco di tennisti più potenti di lui, come Nadal, per esempio! Accorciando così gli scambi avrebbe avuto più chances visto l’età incalzante!

Al tennis di oggi manca un tennista come Stefan Edberg con la sua eleganza e i suoi modi da gentleman. Mai una protesta nè una discussione: anche per questo fu amato dal pubblico più raffinato e dagli stessi colleghi con un affetto che fece dire a Sampras, battuto in finale agli US Open del 1992 da Stefan “E’ un tale signore, che quasi facevo il tifo per lui”. Per ben cinque volte ha vinto il premio che l’ATP assegna al tennista che ha dimostrato maggior fair play! Dopo il suo ritiro l’ATP ha deciso di intitolargli direttamente il premio.

Conclusioni dell’Autore

Oggi nel mondo del tennis il serve and volley non esiste più. A dominare sono le rigorose preparazioni atletiche, gli integratori, l’esasperazione del top-spin, la volontà di potenza senza l’intuizione del tocco. A meno che non si parli di Roger Federer, l’ultimo rappresentante del tennis come forma d’arte.

Ho studiato, ho lavorato, mi son tanto impegnato e l’ho fatto per omaggiare un grande giocatore di tennis ma anche una bella persona! Stefan, quando giocavi silenzioso e magnificamente bene, tu parlavi poco ma hai fatto parlare tanto il tuo tennis ed io l’ho colto e l’ho scritto! Grazie.

Prof. Giovanni Carnaroli

Articolo scritto da
Postato in Giocatori
    Commenta

TOP 10 ATP


Stanco di sbagliare colpi
all'APPARENZA semplici?

Migliora il tuo tennis ora!!!
Ricevi 5 Video lezioni gratis
Inserisci la tua email qui

Rank
Giocatore
Punti
Tutto il ranking