Inutile Vincere da Piccoli: Meglio Vincere da Adulti
Ciao amici tennisti. Oggi magari qualcuno si sentirà offeso per le mie parole ma io sono sicuro di scrivere sempre per il bene del nostro sport.
È da tanti anni che faccio il maestro di tennis. Ho avuto anche diverse volte l’incarico, da parte della Federazione Italiana Tennis, di accompagnare delle squadre giovanili under 13 e 14 per fare esperienze agonistiche all’estero.
Nel 1994 il circolo dove lavoravo è stato coinvolto nella triste alluvione del 6 novembre. Il Tanaro, vicino a noi, è straripato inondando con 5 metri d’acqua il club. Tutto distrutto, palloni pressostati i divelti. Un disastro che mi ha reso improvvisamente disoccupato per un anno, fino alla ricostruzione. In questo anno, data la mia forzata disponibilità, ho fatto diverse volte il lavoro di capitano della nazionale italiana.
I tornei dove portavo i ragazzi/e erano tornei molto importanti. Ho visto quindi giocare da ragazzini i campioni di oggi (addirittura qualcuno ha già smesso). Fortunatamente ho tenuto alcuni tabelloni delle competizioni alle quali abbiamo partecipato e vi invito ad osservarli attentamente.
Potrete notare che alcuni dei fenomeni di oggi, da piccoli, perdevano nettamente nei primi turni. Altri, rimasti nel dimenticatoio, vincevano.
Al torneo di Saint Gevieve de Bois (periferia di Parigi), un certo Roger Federer (n.51 del tabellone) fu liquidato al primo turno da uno sconosciuto (un bulgaro di nome Serguei Vassine) che perse poi al terzo turno di gara. Stessa fine fece lo spagnolo Tommy Robredo (n.20 del tabellone) che vinse solo un set contro lo svedese Andreas Vinciguerra per poi cedere 6/0 al terzo. Feliciano Lopez (n.48 del tabellone) cedette al secondo turno dal francese Julien Maes. Quindi, tranne Paul Henry Mathieu che raggiunse la finale, per gli attuali campioni fu un ecatombe.
Per dovere di cronaca, la nostra compagine era formata da Uros Vico che raggiunse là semi e da Matteo Galli, sconfitto da un modesto francese al secondo match.
Differente la situazione nel femminile. È noto infatti che le ragazze si sviluppano un po’ prima dei maschi.
Infatti la russa Elena Dementieva (futura finalista degli U.S. open e del Rolland Garros) vinse il singolare femminile under 14 battendo in semi la belga Justin Henin (futura numero uno del mondo). L’altra finalista, Bianca Kamper, da grande arrivò ad avere un misero best ranking numero 475.
Questi risultati mi portano a fare un ragionamento. Soprattutto in campo maschile, assistiamo a previsioni su ragazzi che vincono, usando un tipo di gioco che al momento “paga” ma che, in proiezione futura, potrebbe deludere.
Da under 13 e 14 (ben allenati) se ci si mette a “remare” da fondo campo, senza rischiare, soprattutto sulla terra rossa, difficilmente si perde contro un avversario che imposta un gioco d’attacco. A quella età infatti non abbiamo ancora raggiunto un’altezza che ci consenta di coprire bene la rete. Il “remator” va a nozze se passa bene e se lobba altrettanto bene.
Ma spesso i maestri insistono a mantenere quel gioco così i loro pupilli vincono. La scuola fa bella figura, i genitori sono contenti e, di conseguenza c’è una buona pubblicità per il circolo. Peccato che il futuro non confermi le scelte fatte. Quando si imposta un tipo di gioco, difficilmente poi si cambia. Il giocatore d’attacco o di pressione, maturando fisicamente, aspettando con pazienza qualche anno senza vincere granché, poi porta a casa le soddisfazioni.
Quindi, dirigenti dei circoli, non stressate i maestri per avere risultati a livello giovanile. I ragazzi devono giocare e divertirsi giocando. Fare gare impostando il gioco a loro più congeniale senza far peso prematuro ai risultati.
Anche i giornalisti, a volte, osannano dei ragazzini che vincono e li illudono su un futuro di grandi successi, trascurando magari le doti tecniche di altri che zitti zitti, silenziosamente fanno la loro strada badando soprattutto alla tecnica a tutto campo.
Saluti da un vecchio maestro.