Novak Djokovic: il tennista moderno

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


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Il flipper, lo chiamavan così anche Andre Agassi, ora tocca a Novak! Si, il flipper perché fa sempre la giocata giusta quasi fosse comandato a tasti, come un flipper per l’appunto! Ma se flipper ‘hanno da essere’ occorre dire che sono stati due flipper diversi: uno frenetico si muoveva come se fosse stato mosso da continui impulsi dei tasti dell’apparecchio e l’altro un flipper in ‘slow motion’, con pause tra una azione di gioco e l’altra, altro impulso: non ripartiva se non dopo un lasso di tempo ben determinato! (a proposito quante volte batte la palla a terra Novak prima di servire? Forse più della Sharapova che per i prodromi prima del servizio la fa più lunga di una messa cantata!)

Anche le camminate dei due erano molto differenti: quella di Ande era veloce, fatta di passettini brevi, ripetuti e veloci, come quella del comico Charlie Chaplin e l’altro che non camminava ma passeggiava, portando a spasso la racchetta (non il cane), pareva!

Nole: il giocatore moderno

Il Djoker anche lo chiamano perché mai come con lui il tennis appare un gioco e lui per lo più vince da cui il Djoker è un appellativo più che meritato, guadagnato sul campo! Se lo osservi ti colpisce il suo fisico asciutto, non magro perché spesso la magrezza si associa alla debolezza, longilineo ma non troppo alto, nerboruto anche se non sembra palestrato, ed infinitamente elastico, straordinariamente elastico. E non parliamo di una ballerina ma di un giocatore di tennis di oggi!

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Stupisce perché Novak (chiamiamolo come si chiama) è proprio un giocatore di oggi, pieno di soluzioni (leggi capacità) e di programmazioni (leggi possibilità tattiche) raccolte in un fisico per niente mastodontico, un po’ come le tv di oggi: sottili come un foglio e piene di incredibili applicazioni e con una visione in una definizione assoluta!

Un incredibile fisico

Novak è speciale per quel che fa mentre gioca a tennis: riesce a scivolare o a pattinare sul cemento come se pista di ghiaccio fosse. Così si muove ambulante “deambulante”, tanto che per lui non esiste la periferia: lui è un tennista “centripeto”, tutto il resto è contorno, tutto gira intorno a lui, lui mai è periferico.

Abbassa le gambe fino a renderle fraterne al suolo, fa “spaccate” da far invidia alla più bizzarra delle ballerine. Insomma in questo suo muoversi in campo c’è un po’ di tutto, c’è la lotta greco-romana, c’è il rugby (la protezione della palla che in questo caso è da intendersi come conquista del punto), c’è  l’atto bellico (la gara è una battaglia) in cui “mors tua vita mea”, c’è la danza della vittoria alla fine, che contempla fusi insieme esaltazione e gioia a frustrazione e rabbia!

Chi è Djokovic

Ha un viso che se lo vedi una volta non te lo dimentichi più, neanche se lo rivedessi fra cent’anni, come diceva quella famosa canzone! Ha un viso un po’ allungato tanto che lo possiamo dividere in tre sezioni: la prima, la seconda o quella mediana e la terza, quella terminale. La parte “primera” è abitata da capelli nerissimi, molto fitti, spessi, invasivi, tanto che non si accontentano di stare ammassati in sovrannumero come i pazienti stanno in un pronto soccorso, purtroppo debordano con una occupazione clandestina e parziale della fronte. Chi lo osserva ed ha pochi e rari capelli capisce che la democrazia non solo abita a fatica negli Stati del mondo ma anche nelle teste degli umani!

Sempre qui, in questa sezione poi gli occhi sono speciali, sembrano collegati ai sensori  esterni (leggi orecchie), sono occhi grandi molto espressivi di tutto ciò che pensa: chiamasi “il linguaggio del non detto ma ben rappresentato”! Lui è maestro in questo: ha occhi che perlustrano il percorso, diffidenti, inquisitori che prima di diventare rasserenanti ed amichevoli o tranquilli debbono intraprendere tutto il percorso gnoseologico della confidenza umana. Ma questa confidenza non è mai scontata e neanche per sempre, te la devi meritare ogni volta!

Naso lungo e diritto, tipico di chi ha carattere, una bocca larga e che se la apre diventa profonda e capace come quella di un lupo. Sapete che adoro la fisiognomica e che mi piace trarre deduzioni dai nostri lineamenti somatici e il nostro modo di essere, senza tirar fuori l’ontologia dell’essere di Heidegger! Il lupo non è cattivo, sono lupi e vivono in ambienti dove la sopravvivenza è legata alla circospezione e alla diffidenza! Poi quand’anche fossero cattivi, lo sono per necessità di vita; gli uomini lo sono stati e lo sono per bieco egoismo!

Se fosse stato un animale

Nel gioco di paragonare il giocatore ad un animale (anche questa è una mia caratteristica, volta a dimostrare che umani ed animali non sono poi così lontani tra loro, purtroppo la ‘bestialità’ spesso li apparenta) amo paragonarlo ad un lupo: l’ho già fatto in altri saggi che ho scritto su di lui. Anche quei capelli così fitti che paion pelo me lo ricordano lupo!

La parte terza finale o terminale è rappresentata da quelle gambe che sembran magre ma che son nodose e robuste, atte alla bisogna sia per la caccia (intendesi conquista del punto) che per la fuga (intendesi corsa), resistenti e anche adatte a tutte le superfici.

Fondamentalmente lui è un soldato, un pugnace, conta sostanzialmente su se stesso, gli altri esistono ma sono visti come ostili o ostacoli e per la trasformazione in ausiliari c’è tutto quel percorso da fare di cui ho fatto cenno prima!

Novak il campione

Novak, il tennista centripeto, lui il campo lo domina mica lo controlla. E’ come se il campo si modulasse a suo comando cosicché anche la palla più impervia o periferica è palla recuperabile per il Djoker che poi la trasforma in vincente! Realizza il miracolo: da punto perso tira fuori il vincente. Punto vincente e delusione cocente per l’avversario!

È la differenza del campione! Si perché Djokovic è un campione, potrà dire un giorno ai suoi figli: cari figliuoli, dovete sapere che una volta c’erano Federer e Nadal e che c’ero anch’io, se ne volete sapere di più, prendete confidenza con la matematica!

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