Novak Djokovic: Ascesa, Caduta e Ritorno
L’inizio del 2018 ha segnato il ritorno sul circuito di uno dei tennisti più vincenti degli ultimi anni, Novak Nole Djokovic. Quale occasione migliore per il rientro se non l’Australian Open, il giardino di casa dove il serbo ha conquistato 6 dei suoi 12 slam? Se il 2017 era stato l’anno della ‘restaurazione’ del duopolio Federer-Nadal, cosa ci aspetta nel 2018? Rivivremo l’epoca dei ‘big four’, o almeno dei ‘big three’, vista l’assenza a tempo indeterminato di Andy Murray? La parola al Djoker.
Gli inizi
Djokovic nasce a Belgrado il 22 maggio del 1987. E la sua prima compagna di giochi è una racchetta. Con l’idea di ripercorrere le imprese dell’idolo di sempre, Pet Sampras, Nole sceglie la strada del tennis professionistico ed esordisce nel circuito ATP nel 2004. Dopo pochi mesi il serbo è già a metà della graduatoria dei migliori giocatori del tennis mondiale.
Dimenticato l’esordio negativo nel Challenger di Belgrado, Djokovic arriva in semifinale nel Futures di Zagabria, viene convocato per la Coppa Davis e vince il suo primo torneo a Budapest battendo in finale l’italiano Daniele Bracciali. Per la prima qualificazione a un torneo ATP basta attendere due settimane (Umago). Risultato bissato a settembre 2004 a Budapest, appuntamento in cui arriva anche la prima vittoria tra i ‘grandi’ contro il numero 67 del ranking, Arnaud Clement. A novembre altro trionfo nel Challenger di Aquisgrana e ingresso ufficiale nei primi 200 del mondo. La rincorsa è lanciata.
Nel 2005 Djokovic si mette in mostra nei tornei del Grande Slam e raggiunge il terzo turno allo US Open, risultato che gli permetterà di salire alla posizione 80. Da segnalare la prima vittoria contro un top ten, Mariano Puerta, arrivata alla Master Cup di Parigi.
Flash forward: i primi mesi del 2006 sono costellati da risultati che sembrano rallentare l’ascesa del fenomeno serbo. Niente di più sbagliato. Al Roland Garros, Djoker si qualifica per la prima volta ai quarti di uno Slam prima di essere eliminato dal campione in carica Rafa Nadal. A Wimbledon la corsa si ferma al quarto turno contro Mario Ancic. Ma siamo già al numero 40 del ranking. Nel 2007 ecco la prima vittoria ATP: sulla terra di Anersfoort il serbo batte in finale il cileno Massu 7-6 6-4. L’anno si chiuderà con i trionfi più importanti nei Masters 1000 di Miami e Montreal e con la terza posizione in classifica. Tutto è pronto per la conquista del primo Slam.
Il primo slam
Nel 2008 Djokovic trionfa letteralmente all’Australian Open, il Major che vincerà più volte e di cui era tra i favoriti di Sky Bet anche in questo 2018, anno del rientro dopo 6 mesi pieni di difficoltà. In caso di vittoria sarebbe stata la settima a Melbourne, record assoluto. Ma facciamo un passo indietro. Siamo ancora nel 2008 e Nole arriva alla semifinale contro Roger Federer senza perdere nemmeno un set. Contro lo svizzero Djokovic gioca la sua migliore partita in carriera e con un 3 a 0 si qualifica alla finale con la sorpresa Jo-Wilfried Tsonga. Sarà una partita sofferta e molto difficile in cui emergeranno per la prima volta il carattere di ferro e la voglia di non mollare mai del serbo. Voglia che lo porterà alla tanto agognata vittoria. Tra i titoli di un 2008 ricco di soddisfazioni ci sono anche il Master di Indian Wells e quello di Roma.
Numero uno al mondo
Il 2010 è l’anno che metterà fine al dominio delle prime due posizioni ATP di Nadal e Federer. Uscito ai quarti di Melbourne per un problema fisico, Nole vince il torneo di Dubai, si qualifica per le semifinali di Wimbledon e perde la finale degli US Open contro un Nadal al top della forma. Nella semifinale di New York la vittoria contro Roger Federer lo proietterà per la prima volta al numero 2 del mondo. Il 5 dicembre verrà ricordato per la storica vittoria in Coppa Davis.
Il 2011 è l’anno della svolta definitiva che cambierà definitivamente gli equilibri di forza dei ‘big four’. Djokovic parte alla grande, conquista l’Australian Open dopo il tris a Dubai e batte Rafa Nadal per la prima volta in una finale, a Indian Wells. Sarà la prima di quattro vittorie consecutive contro lo spagnolo (Miami, Madrid e Roma le altre tre). Ma il periodo d’oro non si ferma qui: con la vittoria a Wimbledon, Nole diventa numero 1 del mondo per la prima volta. Seguirà un lustro che parla di: 4 vittorie negli Australian Open, due Wimbledon, uno US Open, un Roland Garros e 122 settimane consecutive da numero 1 ATP.
La caduta
Nel 2016 qualcosa si rompe. Nole conquista il Roland Garros, l’unico titolo Slam che gli mancava. Dopo un mese viene però eliminato a sorpresa al terzo turno di Wimbledon da campione in carica. Inizia un periodo buio che nemmeno la finale US Open persa con Wawrinka riuscirà a interrompere.
Il 2017 sarà un anno ancora peggiore, forse il peggiore in assoluto dal 2004. La vittoria a Doha nel torneo di apertura della stagione sarà solo un’illusione. Nella sua Melbourne, al primo Slam dell’anno, Djokovic esce al secondo turno contro Istomin. Le sconfitte contro Kyrgios ad Acapulco e Indian Wells acuiranno un periodo di mancanza di risultati e profondità nel gioco che nemmeno la scelta di Agassi come coach riusciranno a interrompere. Ma saranno le sconfitte contro Thiem al Roland Garros e ai quarti di Wimbledon contro Berdych, unite a un problema al gomito tenuto nascosto per mesi a imporre lo stop e la fine anticipata della stagione.
Il rientro
A gennaio 2018 il tanto atteso annuncio di rientro. Djokovic decide di partecipare all’Australian Open (dove perde agli ottavi contro il giovane sudcoreano Hyeon Chung in tre set) e di selezionare meglio i tornei da giocare durante la stagione per non forzare troppo fisicamente e per essere fresco nei tornei dello Slam. Il calendario è già stato annunciato: Roland Garros e Wimbledon come appuntamenti principali prima dei Masters di Toronto e Cincinnati e dello US Open.
Obbiettivo primario quello di tornare in forma al più presto e di raggiungere il picco di condizione per tornare a giocare il suo tennis ricco di accelerazioni, recuperi incredibili e rovesci lungo-linea. Un gioco che richiede un fisico preparato al 100%. Nonostante i miglioramenti nel dritto raggiunti nel corso della carriera, Djokovic rimarrà sempre un giocatore che fa della difesa il suo punto di forza, al pari della risposta, considerata la migliore del circuito (Federer versione 2017 permettendo). Sono stati propri i suoi recuperi ad alimentare la fama di giocatore quasi imbattibile, uniti alla capacità di anticipare l’esecuzione della risposta rispedendo all’avversario palle sempre difficili da gestire o veri e propri colpi vincenti.
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