L’Amore per la Racchetta da Tennis

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


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Mi ricordo quel giorno in cui l’ho incontrata, era una bella mattinata di primavera e quando sono entrato nel negozio sportivo l’ho subito notata, li nella parete a destra del locale c’era una fila numerosa di racchette. Le ho osservate tutte ma subito una mi è piaciuta più di tutte. Era di un colore celeste chiaro e bianco, veramente bella! Scelsi lei e lei si presentò a me impudica così – Sono Babolat, sono francese ma conosco bene anche la sua lingua. Se lei pensa che io serva alla bisogna, sappia che sono disponibile -. Così mi presentai anch’io e le porsi la mano e lei mi porse il manico.

Arrivo’ poi il proprietario del negozio che ci condusse nel suo ufficio e li ci sposo’ in modo molto semplice e sportivo, si rivolse a noi due dicendoci – Babolat, accetti tu per 164 euro come proprietario il qui presente signore? – E lei di rimando – Si, accetto – . Ed io – Si lo voglio!- A questo punto il padrone del negozio mi chiese la carta bancomat che venne “strisciata” sul POS che sputo’ subito la fattura! Ormai eravamo uniti ed iniziava una nuova vita condivisa, da sposati!

La racchetta uscì dal negozio bella ed infiocchettata, custodita gelosamente dalla mia mano. Il tempo di arrivare alla macchina per andare sul primo campo da tennis che trovammo e li “consumammo”. Un delirio di gioia e piacere, tutta una serie di colpi, di diritto e di rovescio, di smorzate, di servizi ecc… caratterizzò la luna di miele. Cosi passammo del tempo in modo molto agonistico e soddisfacente in piena sintonia con molte vittorie e con poche sconfitte ed i complimenti erano reciproci. Babolat mi diceva che ero bravo, che giocavo bene e che ero un buon agonista ed io di rimando le dicevo che era una grande racchetta, che aiutava a spingere la palla, insomma le sussurravo che per me era indispensabile! Ma il complimento più bello che amava sentirsi dire era quando la definivo “la prolunga della mia mano”, “una estensione estrema del mio corpo”!

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Ma si sa il tempo passo’ inesorabile per tutti e due e se io avevo perso un po’ di agilità e di potenza anche la racchetta si era un po’ “sfibrata” e spingeva di meno e vennero così le sconfitte più numerose e dolorose da sopportare. E come accade in ogni coppia, quando scoppia, ognuno è portato a dare la colpa all’altro perché l’egoismo che appartiene a tutti, esseri animati e inanimati compresi, ci impedisce una vera autoanalisi della situazione e come dice il proverbio “in media stat veritas” comunque ognuno pensa di avere la ragione dalla sua parte. Invece la ragione della crisi della coppia sta nel fattore – Tempo. È il tempo l’elemento che pian piano ci rende “altri” all’altro, il tempo che spalma la “routine” ogni giorno e che regala opacità al rapporto. Eppure, diciamocelo, niente è per sempre perché niente è eterno!

Il tempo passa e ci cambia. Si dice dell’uomo che ha vissuto 80 anni che il tempo ha fatto di lui almeno 3 persone diverse e per convincersene basterebbe che ognuno di noi osservasse una sua foto da bambino, una sua foto dei suoi 40 anni e una sua foto dei suoi 70 anni e noteremmo diversità’ fisiche. Infatti con gli anni cambiamo non solo fisicamente ma anche dal punto di vista comportamentale, si cambia anche il modo di ragionare, di vedere il mondo e questo perché, come diceva il filosofo tedesco Emanuele Kant, la realtà e’ illusione ed i fatti non esistono ma esistono le interpretazioni dei fatti!! Già, il tempo ci aveva cambiato e non c’era piu’ quell’attenzione tra le parti; durante le partite la sbattevo a terra con il manico ma mai con la testa perché li c’è il cervello!

Però il “feeling” tra noi era finito. Lei non era più’ l’oggetto unico del mio sguardo e della mia attenzione. Continuando a frequentare campi da tennis e circoli ero sempre più attratto dalle altre racchette più nuove e più belle! Che dire, per esempio, della Yonex con il suo fascino orientale, della Head, coriacea e tutta d’un pezzo, della Prince così romantica e “retrò”, della Wilson così inglese, così elegante! Racchette nuove, belle che cantavano con il loro toc-toc.

Beh, così vanno le cose e fu così che un giorno, proprio in quello stesso campo in cui “consumammo” il nostro primo racconto, in uno scambio concitato io ho spinto poco e male la palla e la racchetta ha fatto ciak e l’avversario conquistò il punto! E allora, colmo d’ira l’ho scaraventata con forza a terra di testa e la racchetta ha fatto un ciak definitivo, si è staccata dal collo del fusto ed infuriato ho lasciato il campo guadagnando lo spogliatoio. L’ho lasciata lì, colpevolmente, avevo compiuto un racchetticidio!!! È proprio vero che la rabbia ti fa perdere il controllo e poi il tempo ti lascia le macerie! Mi hanno detto che poi una mano misericordiosa l’ha raccolta e ricomposta con pietà e compassione e l’ha buttata nel cassonetto.

Per un po’ non ho giocato più a tennis ma si sa che il tempo stempera il dolore e la rabbia fino non dico a “resettarlo” ma a lenirlo e di parecchio. Così ho ripreso a giocare e tempo fa mi sono unito con un’altra racchetta, bella, giovane e intonsa! È bellissima e moderna, ha un sensore nel manico e dopo ogni partita mi fa la rendicontazione di quello che ho fatto in campo. Andiamo d’amore e d’accordo, lei è esigente e viziata, viaggia con me in un borsone climatizzato bi-zona altamente tecnologico,spinge che è una bellezza! Si, ho fatto come quei pensionati sessantenni che si accompagnano a improbabili fidanzate russe, moldave o romene ventenni con la sindrome di Peter Pan, ma che volete, così va il mondo, non è più tempo di rimpianti o di rivoluzioni ma di divertirsi…

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