Il Giocatore Pallettaro ed il Giocatore Serve and Volley

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


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Introduzione

In questo racconto i giocatori serve & volley e i pallettari vengono descritti un po’ come vengono percepiti, a seconda che il lettore sia di scuola pallettara o di serve and volley.

Naturalmente l’autore, avendo un’età matura, si riferisce al tennis del suo tempo in cui le differenze di gioco erano molto marcate anche dal fatto che allora le scuole tennis erano poco presenti e per lo più frequentate da giocatori di livello sociale medio-alto. Gli altri invece praticavano un tennis artigianale, difensivo, obbligato per la scarsità di mezzi tecnici a disposizione. Credo di essere una persona che conosce piuttosto bene il mondo del tennis, essendo stato un giocatore classificato C2 a livello regionale e gioco ancora piuttosto bene. Sono anche aggiornato perché ho dei figli giocatori classificati che seguo e devo dire che se oggi pallettaro non si dice più, esiste però sempre un tipo di tennis detto “conservativo” che assomiglia molto a quello che noi definivamo “pallettaro”. Infatti costoro amano soggiornare a fondo campo, magari con meno pallonetti, ma sempre con un tennis estremamente difensivo-conservativo, come oggi si dice.

Nel racconto c’è un fondo di verità poi mascherata da un linguaggio “figurativo” ove la parola si fa fotografia o immagine ma anche sentimento esplicitato e sensazione diffusa di umanità varia. Il mio fine dello scrivere è quello di esaltare alla lettura, quei lettori “gentili” d’animo, quindi disponibili ad innamorarsi di particolari che per qualcun altro possono sembrare ripetizioni; quei lettori “cortesi” che amano confrontarsi, mai scendendo nell’abisso della rissa verbale, avendo ignorato da sempre l’impropero e l’offesa; infine quei lettori “colti”, persone che sono dei campi arati e coltivati alla curiosità, alla conoscenza e che aborrono i luoghi comuni e gli slogan d’effetto, ma senza sostanza.

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Un sentito grazie a tutti coloro che mi leggono, “per me essere letto è come essere abbracciato”.
Prof. Giovanni Carnaroli

Filastrocca de “Il tennista che parla”

Se vedi una macchina guardi quanto veloce va
Se vedi una donna guardi ed osservi quanto bella è

Se vedi un bambino guardi quanto tenero ed innocente è
Se vedi un vecchio pensi quanti anni avrà

Se vedi un tennista guardi quanto bravo è!
Si se si tratta del tennista che gioca
Perchè c’è anche “il tennista che parla”

Giocatore Pallettaro ed il Giocatore Serve and Volley

Il mondo del tennis è un mondo di sport molto particolare!

Infatti si tratta di uno sport individuale e, siccome gli individui sono simili ma mai identici, anzi assolutamente unici, anche il tennis che esprimono è unico! In questo variegato mondo di tennisti dunque c’è una continua interpretazione del gioco del tennis! Io quando osservo una partita di tennis presto molta attenzione al gioco espresso, alle tipologie di gioco ma anche al linguaggio del corpo e a quello vocale, fatto di parole e di urla da sforzo che accompagnano il colpo! E se Borg ha inventato il colpo arrotato, la Sharapova ha inventato il colpo urlato! Mi ricordo a Wimbledon, ancora ragazza, già bellissima, che tirava questa palla gridata e la gente era impressionata dalla bellezza straordinaria che strabordava dal completino, ma al contempo anche dalle urla da indigena dell’Amazzonia che emetteva ad ogni tiro che pareva sparo! Cioè lì a sbalordire erano tre fattori: il primo era la bellezza femminile al massimo grado esibita, il secondo la bravura e la forza che esprimeva senza intorpidire quel senso magico di leggiadria che in certe donne si mischia poi anche alla seduzione! Il terzo fattore era l’accoppiata vincente che esprimeva attraverso l’algoritmo detto delle 2 B, cioè bella e brava!

Ma io qui voglio occuparmi dei tennisti che giocando esprimono non solo il tennis ma anche un linguaggio fatto di parole o espressioni che incuriosiscono o che infastidiscono! I linguaggi cambiano di espressione o di contenuto a seconda della tipologia del tennista, ad esempio c’è il linguaggio del pallettaro e quello del giocatore brillante e d’attacco.

Il pallettaro lo riconosci subito! Anzi lo senti subito appena entri al circolo! Tu stai posteggiando lo scooter e senti il colpo sordo e allungato del pallettaro accompagnato da – Oh , ah-um! -. Ti precipiti a vedere la partita, due giocatori diversi nel gioco, uno conservativo, insomma pallettaro (adesso non si può più dire spazzino ma operatore ecologico, non puoi più dire bimbo con l’handicap ma diversamente abile) io invece qui nel mondo del tennis il pallettaro mi rifiuto di chiamarlo conservativo, lo chiamo pallettaro, vivaddio! L’altro, giocatore d’attacco con colpi sbrigativi e poi a rete a chiudere la palla! Giocatori diversi con un linguaggio del corpo e delle parole o espressioni diverse! Il pallettaro è un mulo da campo, abituato a guadagnarsi la vittoria con sacrificio ed abnegazione! Con la pallina ha un rapporto di sudditanza, un po’ come la pecora con il lupo! Anche il pallettaro ha paura della palla, la vorrebbe sempre dall’altra parte e pur di non trovarsela tra i piedi la tira in ogni modo, anche con tecniche caserecce ed approssimative, insomma qui siamo lontani dai classici bei gesti bianchi così ben descritti da Gianni Clerici nei suoi libri!

Il pallettaro in genere ha imparato da solo guardando le lezioni di tennis da fuori, osservando imparava più lui di quelli che stavano in campo di malavoglia perchè mandati lì dai genitori! Così è stato per me e per molti miei amici! Hanno tanta pazienza nello scambiare ma la loro sfortuna è che chi li guarda non li apprezza! A me invece piacciono moltissimo: un gioco di pazienza, laborioso ma fruttifero! Se dovessi paragonare il pallettaro ad un animaletto lo paragonerei alla formica, sempre indaffarata e silenziosa mentre la cicala canta e gode sull’albero, la formica lavora o trasporta carichi enormi per la sua stazza, ma riesce nell’intento! Anche il pallettaro riesce a vincere giocatori più forti di loro con queste doti che sono l’umiltà, l’abnegazione, l’impegno e l’attenzione, nonchè la costanza e la sofferenza! Sono doti che se nel tennis dipingono un pallettaro, nella vita abitano nell’uomo che è “cives”, cioè uomo della civiltà, dell’humanitas!

Quando giocano la faccia è sfigurata dalla tensione e dalla fatica ma comunque esprime fiducia in se stessi, coraggio e tenacia che in genere vengono premiati, come nella vita del resto! Il pallettaro giocando a tennis fa la fatica che fa il ciclista in salita! Lui quando prende la palla in mano la guarda come se fosse una pepita, lui sa che la palla è femmina e le femmine stanno con i tennisti belli che esprimono il bel gioco! Lui sa che la palla non ubbidisce ai loro colpi proletari ed operai, perciò non la vuole dalla loro parte!

Ma cosa dicono i pallettari quando giocano e cosa fanno prima di giocare quando entrano in campo?
Loro entrano in campo con due ricambi nel borsone. Lo aprono e dentro c’è il mondo, manca la scimmia o l’elefante poi nulla manca! Tre asciugamani, li stende nel suo posto, in bella mostra, sembra lo stenditoio del condominio, poi la frutta, kiwi, banane, albicocche, noci già schiacciate, fichi secchi! Si loro sono giocatori eco, aborrono gli integratori chimici, sono per la frutta secca! Poi tre bottiglie di acqua da 1 litro! Non comprano quelle costose e poco capienti bottigliette di plastica che quando le usi alla fine la sete non solo non se ne è andata ma ne hai ancor di più! Insomma tutto l’approvvigionamento del pallettaro la dice lunga sull’impostazione della partita! Sarà lunga, dura e faticosa!

Per loro il divertimento sta nella fatica, cioè non si divertono quando faticano per vincere ma dopo quando la raccontano agli altri la vittoria, si! Si, li godono! Stanno nei circoli tra loro e a sentirli godono nel raccontare le vittorie insperate o sconfitte dignitose! Tengono molto alla dignità e al loro buon nome! Quando giocano i visi esprimono preoccupazione ma anche fiducia, un po’ come i marinai quando affrontano un mare mosso! Per i pallettari il campo da tennis abitato di là da un giocatore d’attacco è come un mare mosso, bisogna sopravvivere! Esprimono una tattica semplice ma efficace perchè gli umani a conoscerli bene sono sempre gli stessi! Il mondo è circolare e, gira e rigira, si torna poi sempre nello stesso punto!

Ma le vedete le facce dei pallettari quando riprendono una palla corta vicino alla rete e poi scappano indietro a fondo campo come vampiri inseguiti da aglio e crocefisso? Ad un pallettaro la palla corta che lo chiama a rete è gradita quasi quanto il gatto gradisce l’acqua! Quando un pallettaro esegue un pallonetto nell’alto dei cieli è come se volesse invocare l’aiuto di Dio per la vittoria! Ma le vedete le loro facce quando con un pallonetto ricacciano giù un attacco dell’avversario? Ma notate o no quanti chili di soddisfazione c’è nei loro occhi quando vincono uno scambio duro e lungo! Le espressioni sono – Dai – Così – a voce alta – Dovessi starci fino alla morte! – oppure – E’ solo questione di tempo! – Poi segnare con la racchetta il punto fuori marcando la fuoriuscita della palla molto più di quella che in realtà era! Poi al cambio di campo si cambia la seconda maglietta con naturalezza! Ma sono cose che valgono il biglietto della partita, se mai ci fosse!

Poi c’è l’avversario del pallettaro, il giocatore d’attacco, lui ha frequentato le scuole SAT, ha fatto i corsi estivi a Serramazzoni, ha fatto giornate in “full immersion” con giocatori della FIT, lui possiede il tocco e i gesti, sono quelli della scuola tennis! Ben fatti e ben eseguiti! Cresciuti a colpi di cesti e svezzati da barbare macchine sparapalle: per loro il tennis è automatismo e ripetizione e alla fine esecuzione! Questi ultimi tre elementi dovrebbero battere infine l’emotività e creare il tennista bionico, robotico, meccanico e perfetto! Le loro partite sono molto seguite dal pubblico femminile, il loro gioco è spettacolare e esprimono forza e grazia, il massimo per la goduria femminile! Al circolo sono ammirati e loro si sentono BeB cioé belli e bravi e pure vincenti! I loro colpi sembran spari, la selvaggina è la palla che prima viene cacciata e poi sparata! Loro accompagnano il tiro, pardon, lo sparo con un – Eeeee – E vai – Ooooo -. Quando fanno il punto il loro viso è tronfio, gonfio di spacconeria e strafottenza!

Sembran razzisti, se fosse per loro, i pallettari sarebbero da mettere nei campi di concentramento per una rieducazione tennistica! Lì dovrebbero essere obbligati a genuflettersi all’ingresso davanti alla statua di Federer e poi essere costretti alla visione di volee, di schiacciate e di colpi al volo per tutta la giornata. Dovranno pure frequentare corsi di tennis onomatopeico, cioè di musica il tennis completo – tic – toc – zum – o – Boom -. Dove tic sta per diritto, toc sta per rovescio, zoom per la volee e boom sta per schiacciata. Così saranno educati alla sinfonia del tennis completo o totalizzante! Una volta imparato a memoria a recitare il rosario del tennista convertito al tennis “total” saranno riammessi alla vita civile. Quando poi il tutto sarà automizzato potranno ritornare alle loro occupazioni e alle loro case! Ma se si rimettono a giocare a tennis un tutor garantirà che loro esprimano il tennis d’attacco e mai più pallettaro!

Ma li avete visti quando schiacciano un pallonetto? È come se decapitassero il povero pallettaro che volta le spalle e cerca di evitare il colpo! Si perchè la schiacciata è sul pallettaro non sul campo, insomma è una esecuzione!!! Ma li avete visti quando chiamano con una smorzata il pallettaro a rete e poi lo infilano come un pollo allo spiedo? La loro faccia sembra dire – Elementare – Ma dove vai! – Ma corri dalla mamma! -. E quando va al cambio campo il posto del pallettaro sembra un campo rom, invece quello del giocatore d’attacco è una suite, dal borsone emerge un profumo Channel, un asciugamano Armani, un tablet, due cellulari, due o tre ori che si è tolto prima di giocare, un po’ come fanno le guardie con un nuovo detenuto, lo denudano dei suoi effetti personali! Quando lui fa il punto c’è l’applauso se il punto lo fa il pallettaro sembra che lui abbia subito un abuso!

Insomma, questo è il tennis ma questa è anche la vita! Fatta di differenze di stili di vita, di differenti classi sociali (una volta Marx ci aveva educati alla coscienza di classe, all’importanza di essere coscienti di appartenere ad una classe sociale, ora non più, hanno veicolato la seguente bufala – Oggi non ci sono più le classi sociali, siamo tutti sulla stessa barca – così resto in attesa di vedere Briatore diventare minatore del Sulcis e un operaio solcare il mare dall’alto del suo panfilo!) di comportamenti, di ragionamenti e di apparentamenti! Ma qui entriamo nell’immenso campo dell’ermeneutica dell’humanitas dove “variatio delectat” e dove non sempre “repetita iuvant”!

Con osservazione e con sentimento che fa tanto ragionamento!

Prof Giovanni Carnaroli

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