Goran Ivanisevic: non un Cestista, ma un Tennista

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


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Goran Ivanisevic è altissimo, ma non è un cestista, è un tennista. Un ‘Austolapithecus’ della famiglia degli ominidi pare, ma croato è, dell’età moderna! Ama giocare a tennis, si diverte e diverte, qualche volta stupisce e si stupisce di tanto stupore!

Croato, alto, molto alto, quasi come un lampione, invece è stato un campione. Il suo sport è stato il tennis, un tennis fisico e d’attacco, un tennis d’urto, muscolare e potente, diremo quasi prepotente! E non poteva essere che così: io credo che ci sia un nesso imprescindibile tra la conformazione fisica di un tennista e il tennis da lui prodotto! Lui par un ariete umano e il suo tennis mai avrebbe potuto interpretarlo come uno schermidore di tocco o di fioretto!

Cartografia corporea di Goran

Ma veniamo alla descrizione fisica: lui sembra una gru, un grattacielo, la testa è ben presente, cespugliata con capelli nerissimi che paion spine. Il viso ha una forma un po’ allungata e se io fossi uno scultore e se dovessi scolpire da un masso di marmo il viso di Goran, non troverei tante difficoltà a realizzarlo! Infatti il suo viso ha lineamenti direi quasi primordiali, direi appena accennati: userei lo scalpello e farei una traccia breve corta e orizzontale, con due colpetti dello stesso arnese farei una replica a destra e gli occhi sarebbero già rappresentati! Si perché lui ha due occhi che più che larghi sono lunghi, sopra gli occhi due brevi repliche ma più leggeri tagli e più brevi, sarebbero le sopracciglia! Poi in mezzo agli occhi tre colpetti di scalpello in verticale ed è già il naso che si fa vedere ben piantato in mezzo che sembra un vero canale di respirazione! Sotto la bocca sarà una facile creazione, “uno sbrego” di arnese in orizzontale! Dentro la bocca poi metto una dentatura che più che dentatura pare una scogliera! Lì i denti sono grossi, sembran scogli, una barriera interna, un fortino! Da quella bocca ti aspetti spari perché sembra una bocca di fuoco! Insomma è un viso facile da scolpire perché ha una fisionomia semplice. Le pareti facciali sono essenziali ed asciutte e non aggiungono nessun tipo di serenità o di paciosità.

Goran Ivanisevic

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Un collo robusto supporta il tutto e poi c’è lì sotto un tronco lungo e piano, magro ed essenziale perché comunque muscoloso, ornato da due braccia lunghe e forti che coprono tanto spazio da sembrare divisori, se messe in orizzontale in tutta la loro estensione! Le gambe sono lunghe, sottili, sembran trampoli, si quei trampoli che nei circhi rendono alti i clown che in genere sono piccoli e buffi! Invece Goran è alto perché ha delle gambe che come veri trampoli lo trasportano qua e là per il campo con qualche difficoltà, direi in modo piuttosto macchinoso.

Insomma quando lo vedi giocare a tennis sembra che si muove come un carrello che contiene un oggetto molto alto e ingombrante! Ti aspetti che prima o poi si frantumi ma Goran, anche se cammina come un carrello, non si frantuma ma ‘frantuma lui l’avversario’ con il suo tennis potente, d’attacco, coraggioso!

Il suo Tennis Aggressivo

Come frantuma l’avversario Goran? Con il servizio, con questo colpo la racchetta si trasforma in fucile, la palla diventa carabina o pallottola e l’avversario si fa preda! Quel colpo diventa sparo e la vittima è l’avversario che resta disarcionato! Con il servizio, Goran attacca, va a rete muovendosi come un carrello con il peso sopra, ma poi comunque arriva a rete e lì ‘acchiappa’ la palla e la ‘sbologna’ dall’altra parte: lì l’avversario ‘si arrabatta’ come può e cerca di salvarsi elevando con un altissimo lob una vera preghiera a Cristo! La palla si libra in aria altissima provocando le rimostranze delle nuvole che si sentono lese nella loro privacy ma anche gli uccelli sono costretti a deviare le loro rotte aeree per non incorrere in spiacevoli incontri! Ma alla fine la pallina scende giù legata com’è da quel contratto ineludibile stipulato con la legge di gravità e Goran l’aspetta con impazienza come il cacciatore aspetta che la preda si metta sul mirino del suo fucile prima di fare fuoco!

La palla scende lenta e Goran la stende a terra come la massaia stende la tovaglia sul tavolo prima del pranzo! La palla decapitata ed assassinata arriva sparata nel campo dell’avversario che così viene disarcionato! Quando Goran gioca a tennis non sembran colpi quelli che senti, ma spari, e la partita si fa battuta di caccia! La gente restava stupefatta, diciamolo pure, attonita, e lui faceva una faccia divertita e meravigliata della meraviglia che il pubblico provava per i suoi colpi! I suoi occhi e la sua bocca aperta e sorridente come se fosse sorpreso, sembravano dire – Ma perché siete così meravigliati? che ho fatto di straordinario?! -. I campioni sono così, per loro una cosa straordinaria è una cosa normale, per loro un colpo difficile è un colpo facile! Si chiama talento, classe! Non è da tutti!

Ivanisevic attaccante

Una volta intervistato confessava delle difficoltà a mantenere la concentrazione nei momenti salienti delle gare. E andando avanti con gli anni, sentiva il peso delle nuove generazioni cresciute quasi perfette atleticamente e molto tenaci agonisticamente. Lui, ormai trentenne, credeva quasi impossibile poter vincere uno Slam e soprattutto Wimbledon (lì aveva perso già tre finali). Reggeva male la pressione, per eccesso di agonismo, trasmetteva una violenza eccessiva alla palla che fuoriusciva. Come nella finale di Wimbledon del 1992 persa contro Agassi al quinto set. Goran aveva giocato benissimo e si trovava appena sotto rispetto ad un Agassi che rispondeva in modo superbo. Goran va a servire in svantaggio 4-5 al quinto set, il croato nel corso della lunghissima partita aveva piazzato qualcosa come 40 ace, oltre ad un numero di servizi vincenti, eppure nel game decisivo nessuna prima di servizio, addirittura doppi falli, errori, game, set, match Agassi! È stato doloroso perdere in quel modo perché, direbbe Leopardi, prima ti illudi di farcela, poi c’è la sconfitta dolorosa: insomma l’illusione diventa frustrazione.

Goran non è mai stato un giocatore classico d’attacco. Possedeva un grande servizio, un gancio mancino micidiale, una risposta di rovescio a due mani fulminante ma tutto questo capitale era ‘speso’ male, non c’era uno schema di gioco. È stato un giocatore a tutto campo: per essere un giocatore di rete difettava nel piazzamento ed anche nell’esecuzione bassa, ma neanche era un attaccante da fondo. I suoi colpi erano fondamentalmente uguali, forse più incisivo quel diritto anomalo. Giocava con un leggero spin di controllo e tante accelerazioni piatte. Amava usare una schermaglia veloce da fondo piuttosto che lunghi scambi che mal sopportava e che, per lo più, chiudeva poi con una ‘pallata’ spazientita e perdente ma che comunque eseguiva, pur di chiudere uno scambio.

Il suo gioco si è sempre ‘focalizzato’ sull’uno-due dopo il servizio. Mai è stato un gran tattico per colpa di quel suo ego smisurato che gli faceva pensare o sembrare tutto possibile, soprattutto l’impossibile! Ha giocato a tennis sempre al limite, come quell’automobilista che guida quasi sempre in corsia di sorpasso in costante pericolo di fare un frontale mortale. Il mitico Ion Tiriac, per ovviare a questo suo scarso senso tattico gli aveva messo vicino un coach esperto come Bob Brett che però non è riuscito a cambiarlo più di tanto; un po’ come è successo a Perlas con il nostro Fognini.

Anche con lui facciamo il gioco di paragonare l’umano ad un animale: per me Goran potrebbe assomigliare ad un animale preistorico, enorme ed imprevedibile, pericoloso se ostacolato al soddisfacimento del suo bisogno! Detto animale si muove in modo strano e con fatica va e fa quel che deve fare! L’animale ha fattezze semplici, primordiali, abbastanza primitive e rozze; anche Goran ha fattezze semplici e elementari, lo sguardo e l’espressione è semplice, guardandolo non pensi ad un premio Nobel, ma tant’è! Se non avesse fatto il tennista lo vedrei come muratore che fa il cemento in cantiere edile, lo vedrei come bigliettaio in una sala cinema, lo vedrei guardia giurata, lo vedrei come vigile urbano! Certamente non potrebbe spiegare l’ontologia dell’essere, o la filosofia di Heideger, o la critica della ragion pura di Emanuele Kant! Non potrebbe fare il comandante di un aereo, ma l’autista o il tassista si! Invece ha fatto il tennista di livello mondiale! Ultimamente ha fatto l’allenatore di Cilic, un altro tennista croato!

La favola della vittoria a Wimbledon

Lui (Goran) ha vinto abbastanza, ha disputato partite importanti in tutto il mondo, ha disputato tre finali di Wimbledon e le ha perse tutte e tre! Era disperato, era ormai preparato a morire con questo rimpianto, ma gli diedero un’altra possibilità di giocare a Wimbledon, la quarta possibilità! I latini dicevano ‘tertium non datur’, lo stesso Robertino Lombardi, sfortunato e compianto diceva che ‘il camioncino del latte passa una volta sola al giorno’, sempre i latini dicevano ‘carpe diem’, cogli l’attimo! E lui l’ha colto l’attimo ed ha compiuto il miracolo: me la ricordo benissimo quella finale ‘differita’: piovve a Wimbledon nel week-end e la finale venne spostata al lunedì. Un cielo grigio color cenere stava sopra ad incorniciare questa finale procrastinata. C’erano tanti ragazzi croati ed australiani presenti che rendevano il clima inusuale ed emozionante, specie per la platea di Wimbledon così  ‘classica’ e ‘parruccona’ per lo più e comunque tradizionale.

Ivanisevic vittoria a Wimbledon

Lì in campo c’erano due giocatori: uno croato che già aveva perso tre finali e l’altro australiano, che aveva già perso la finale l’anno prima. Insomma era vietato perdere per entrambi ma si sa, nel tennis non c’è il pareggio e qualcuno avrebbe dovuto vincere. Ha vinto a Wimbledon, partendo con una wild card, ed ha battuto al quinto con Pat Rafter, e l’ultimo game è durato 10 minuti, faceva doppi falli e non ace per la tensione ma alla fine ha vinto e ha pianto, ed io con lui, a casa nel divano! Ho pianto, si, per la vittoria di Goran e ho pianto anche perché mi dispiaceva che una bella persona come Rafter avesse perso Wimbledon! Quella notte non sono riuscito a dormire e mi sono messo a rivedere la partita che avevo registrato e ho pianto di nuovo all’alba quando Goran ha rivinto nella replica! Mia moglie si è svegliata e non trovandomi a letto si è preoccupata, si è alzata ed è venuta nel salotto e, vedendomi con gli occhi rossi, mi ha detto – Vedi che occhi che hai, questo perché non hai dormito abbastanza! -. Le ho fatto si con il capo, – Si adesso vado a letto! – ho detto! Si, non avevo dormito, ma che notte avrà passato Goran? I telegiornali hanno informato che il tennista Goran Ivanisevic è rientrato in patria, in Croazia e a Zagabria al palazzo presidenziale 200.000 persone gli hanno tributato il trionfo.

In Croazia Goran Ivanisevic è considerato eroe nazionale, una statua di bronzo troneggia nella piazza principale della capitale croata! Goran, hai vinto Wimbledon sfidando anche i proverbi latini ma anche cambiando il detto popolare che così recita – Non c’è due senza tre – grazie a te ora si potrà dire ‘non c’è tre senza quattro’!

Ha vinto Wimbledon e se Parigi ‘val bene una messa’ Wimbledon ‘val bene una sofferenza!’.

Con gioia vissuta e qui ricordata; con emozione vera!

Il prof. Giovanni Carnaroli

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