La palla dubbia

Pubblicato da Giovanni Carnaroli


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E’ lì, no è là. Ma il segno dove sta? È buona, no è fuori, mah sarà come sarà nessuno mai lo saprà! L’occhio elettronico, l’Hawk-Eye («occhio di falco» in inglese) è un sistema di moviola utilizzato comunemente nel tennis, cricket ed altri sport, tempo fa non c’era e anche ora questa tecnologia c’è solo nei tornei più importanti del mondo.

Nella gran parte dei tornei, da 250 fino ai Challenger, ai Futures ecc. non viene utilizzata! Dunque questo problema esiste, è sempre esistito! È la palla “dubbia”, ma ve l’ho detto, adorabili appassionati che il tennis è lo sport del diavolo: a dir il vero l’ha detto Adriano Panatta, il Beato Angelico del tennis italiano dell’era Open. Diciamo allora che l’ha detto Adriano Panatta ed io l’ho ricordato a Voi!

La fisica e il gioco del tennis

La fisica domina il nostro mondo, comanda da quando ci ha visti nascere, diventar bimbi/e, poi ragazzi/e, giovani/e, uomini/donne, poi “diversamente giovani”prima del “the end”. Ebbene in tutti questi passaggi della vita abbiamo tenuto conto della legge della fisica per cui mai ci siamo buttati da una rupe con la pretesa di volare come uccello che va perché l’uomo non ha le ali e precipiterebbe come “peso morto cade”.

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L’uomo vola quando abita quell’uccello di ferro che ha le ali ma anche i motori e lo chiaman aereo! L’uomo non vola, a dir il vero, è solo l’aereo che vola, abitato da uomini che stanno nell’aereo, come uccello in aria, ribadisco!

La palla corta, la palla dubbia e il lob

La fisica domina la nostra vita ma nel mondo del tennis non sempre: ad esempio la palla è rotonda e rotola in virtù della sua rotondità, nel tennis invece c’è la palla corta, chiamata oggi drop shot e c’è la “palla dubbia” poi, c’è anche la “palla alta” che nel gergo tennistico chiamasi lob. Ve l’avevo detto che il gioco del tennis si prende gioco della fisica!

E sì, perché qui abbiamo la “palla corta” che viaggia, la fisica direbbe che rotola, qui viaggia e poi , come se avesse il respiro corto, pian piano s’arresta appassita e cade come “foglia morta cade” d’autunno. Cade o s’arresta ma è come se non avesse finito il suo viaggio e si è fermata prima, dopo aver superato per miracolo l’ostacolo della rete e muore in periferia del campo, negletta e solitaria.

Poi c’è il “lob” con cui la palla non rotola, non viaggia ma vola, sì, vola e volando lassù nel cielo, si bea della bellezza del creato fin tanto che la legge della gravità la riporta baldanzosa e, financo spiritosa, sulla terra: sbarazzina salta, balla e par che canti, per altri praticamente forse solo rimbalza, riottosa a farsi “sculacciare” dalla racchetta.

Infine, c’è la palla “dubbia”:ma la palla pensa? La palla rotola, la palla viaggia, la palla vola ma la palla pensa pure? E sì , “Propriamente si sa solo quando si sa poco; col sapere cresce anche il dubbio”. (Johann Wolfgang Goethe), “cogito ergo sum”, diceva Cartesio, ma una palla se dubita pensa? Nel tennis esiste la palla “dubbia” che è quella palla “senza arte né parte” perché la palla ha una vita in genere duale cioè viaggia, viaggiare è il suo destino e viaggiando diventa qualche volta punto e qualche altra volta errore.

Certe volte si fa “ trina” quando è “dubbia”, non diventa né errore né punto, sta lì sospesa, provoca discussione: l’arbitro è atterrato sul posto, stava abbarbicato sul trespolo, “super partes”, ora deve dare un verdetto, la ggggente vuol sapere, i giocatori attendono il giudizio universale. Al Colosseo i gladiatori si sono affrontati e ora la vita di uno dei due dipende dal pollice verso all’ingiù, o dal pollice all’insù, qui l’arbitro “guata” il pezzo del campo in cui è atterrata la palla, è caduta nei pressi della riga.

Uno dice: il segno è questo, dice un giocatore, è dentro, da laggiù io ho visto il bianco della riga che mi ha fatto ciao! Quel bianco non è️ neve ma il bianco della riga. Ma l’altro dice: no, è fuori, c’è luce tra la riga e il segno, quanto al bianco da sempre la riga è bianca, hai scoperto l’acqua calda. È fuori, amico, dice quell’altro!

L’arbitro: pollice in giù o pollice insù?

L’arbitro, dall’alto del trespolo atterrato cerca la prospettiva, ha uno sguardo indagatore, sbircia, inarca il sopracciglio davanti ai queruli giocatori e dice: il segno è questo ed è fuori.

Così la palla dubbia prende la sua consistenza diventando punto. La “quaestio” è risolta, avanti tutta ora! Non sarà un punto a decidere una partita, si potrebbe dire! Ma chi gioca a tennis sa che non è così, però si deve dire così! #andràtuttobene!

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