Niente più Tennisti di una Volta: Ora C’è Solo il Tennista Arrotino-Robottino

Pubblicato da Giovanni Carnaroli

tennista-robottino

Il tennis di oggi è muscolare, fisico, ripetitivo. Tempo fa tu andavi a vedere i giocatori che avevano un loro tennis personale, anche nei gesti, nei ritmi e nel gioco. E poi non si accompagnava la palla con il sibilo “viperino” ma ci si parlava addosso e non era esibizionismo o maleducazione, era una autoanalisi “live”, senza cuffie, interessante, era come se il giocatore si sdoppiasse e da uno diventasse duo. Il primo era quello che aveva giocato, il secondo era quello che aveva visto, era la parte critica che gli faceva l’esame. Il tutto a voce alta e lo spettatore aveva modo di ascoltare e di giudicare.

Per me che sono del segno zodiacale della Vergine, attento e che uso gli occhi come videocamere che tutto vedono e notano sopratutto i minimi particolari (e in 3D) e che ho la testa che fa da decoder, era uno spettacolo nello spettacolo! Il tennista seduto al cambio di campo che parlava in quanto “duo” con se stesso, con uno spettacolo di mimica facciale che era un linguaggio dentro il linguaggio, era era un linguaggio fiorito come un campo pieno di margherite che narra la sua bellezza. Oggi vediamo sportivi che corrono e che parlano microfonati e incuffiati, sembrano “macchiette, sono ridicoli perché sembrano parlare all’aria.

Una volta si parlava a voce alta all’altro se stesso che era la nostra parte vigile, la”pars costruens” che s’opponeva alla “pars destruens”! Negli atleti di oggi non si ascolta più’ il proprio “duo” ma il coach, il Mental coach che gli serve una poesia che pressappoco recita così – volere è potere – lui ti teme – dai dai dai che ce la farai -. Ho detto una poesia, si fa per dire, vero Giacomo Leopardi? Si andava a vedere loro, il loro tennis, si andava a sentire le loro litanie, le loro lamentazioni, le loro gioie e i loro dispiaceri erano veraci, mai schermati da cuffie e così ben recitati o rappresentati. Il campo da tennis diventava teatro di rappresentazione. In scena il titolo era sempre lo stesso “la lotta per la vittoria” ma gli attori e le trame erano tutte diverse perche’ ognuno esprimeva un suo tennis personale, direi quasi autoriale, quei tennisti erano un “unicum”!

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Ma i tempi sono cambiati ed oggi con la diffusione H24 del tennis a livello mondiale con le TV monotematiche i ragazzi hanno la possibilità di conoscere le tecnicalita’ e le abilità dei più bravi della disciplina. Ci sono le scuole SAT, le Accademie che costruiscono i giocatori a colpi di cesti di palline, i colpi vengono ripetuti ossessivamente centinaia di volte. Legati ai ritmi di macchine spara-palle piccoli giocatori crescono, giocano bene ma sono tutti uguali, completamente spersonalizzati e particolarmente insopportabili nelle loro mimiche alla Rafa, alla Nole, alla Roger. E siccome e’ prevalsa la scuola spagnola è nata una nuova razza di tennisti: gli Arrotini-Robottini.

spara-palline-tennis

I danni di questa scuola spagnola sono molto evidenti, è come se nel calcio si insegnasse a fare un pareggio 0-0 quando l’essenza del calcio è il goal! È come se nel calcio si insegnasse sopratutto a non prendere goal piuttosto che farne. Qui è lo stesso, si dà prevalenza ai colpi da fondocampo, diritto e rovescio bimane, lì si imbastisce lo scambio che resta incompiuto perché il punto deve uscire da quello scambio monco, senza variazioni! Il colpo è arrotato da cui il nome di Arrotino-Robottino perché sempre uguale, la palla “sporca” se perde in velocità ne guadagna in sicurezza (sta più facilmente in campo e rimbalza molto alta risultando così difficile da gestire) e così è raro vedere i colpi al volo, le smorzate; insomma non si insegna il gioco del tennis nella sua interezza e cioè a fabbricare il punto.

Il punto è il prodotto del tennis fatto con il materiale che ti da’ l’avversario, il tuo tennis deve stampare il punto, non deve aspettare l’errore, l’errore sarebbe un prodotto fallato, mal riuscito, uno scarto. Il tennista che costruisce il suo tennis solo “conservativo” aspettando l’errore dell’avversario significa che s’accontenta di un sottoprodotto! Questi tennisti di oggi rappresentano un “continuum”, li rende uguali tra indistinti! Sono come tanti soldatini in mimetica, diventano caricature di veri campioni.

Che provino ad essere se stessi! E’ così bello recitare ogni giorno il nostro essere unici, assolutamente diversi, forse simili ma mai identici e comunque mai fotocopie! È ora che si passi dal tennista -Arrotino/Robottino- al tennista “Faber” che fa tennis e che si diverte e che diverte!

Con un sorriso prof. Giovanni Carnaroli

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