Un Circolo di Tennis o un Business?

Pubblicato da Franco De Ambrogio


Inserisci il tuo migliore indirizzo email qui sotto per ricevere in Regalo 5 Video Lezioni


Privacy Policy: Il tuo indirizzo email non sará mai utilizzato per fini di SPAM.
I video verranno istantaneamente inviati all indirizzo e-mail che inserisci sopra.

tennis-business

Da alcuni anni molti circoli di tennis stanno cercando di migliorare la club house, incrementare gli spazi di cucina e zona ristorante, creare nuove zone bar nei pressi della piscina o altri angoli. Tutto ciò che incentiva l’acquisto di beni commestibili viene tenuto in grande considerazione. Patatine, gelati, bibite, snack sono in bella vista ovunque. Le fontanelle dell’acqua potabile sono invece in via di estinzione. Ed anche se l’acqua è potabile compare un cartello con su scritto “ACQUA NON POTABILE“.

Non so se è una mia impressione ma il tennis sta passando un po’ in secondo piano rispetto al business che crea un ristorante, un bar, una serata danzante. Feste, aperitivi, cene di vario genere distraggono quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale di un club: lo sport, il tennis, l’agonismo.

image

Link Sponsorizzati

Vedo sempre meno manutenzione, meno personale che si occupa di migliorare o mantenere accettabile la superficie rossa. Ormai è consuetudine che i soci, al termine del gioco, passino il tappeto. E fino qui mi sembra logico. Non si può pensare però che il socio si occupi anche di passare le righe e di bagnare i campi. Talvolta i campi andrebbero anche rullati e passati col rabotto.

Uno o più operai dovrebbero occuparsi principalmente di questo con 7/8 campi da mantenere. Al contrario, gli operai in un circolo si occupano di tutt’altro. Sono diventati manutentori: imbianchini, fabbri, falegnami, idraulici! Talvolta passano i campi al mattino e alla sera. Il resto della manutenzione è delegata ai soci paganti (a volte profumatamente).

Questa rassegnazione generale si è talmente radicata nella prassi che i soci tennisti si sono ormai abituati, senza più lamentarsi, a giocare su superfici spesso indegne, con erbette che crescono ai bordi, porte che si chiudono male, buchi nelle griglie di fondo, senza segatura nell’apposita scatola che dovrebbe essere posizionata all’altezza del palo di sostegno della rete. Spesso non si trovano neanche due sedie per riposarsi un attimo. Il secchio dell’immondizia o non c’è o è stracolmo. Le righe bianche, a furia di non pulirle diventano un cumulo di terra rossa intervallato a spazi bianchi.

Vogliamo parlare delle reti? Molte volte c’è il nastro in mezzo che dovrebbe essere collegato ad un gancio in modo da rendere la rete tesa. Il nastro c’è, di figura, perché il gancio sotto terra non esiste più. I paletti che servono per alzare la rete quando si gioca in singolare, se ci sono, sono di pezzi di ferro scrostati o pezzi di legno incolore. Soprassediamo circa il seggiolone dell’arbitro che intanto non ha quasi più ragione di esistere dato che ci si arbitra da soli. Le reti poi, quando proprio non ne possono più, vengono riciclate in tappeti per passare i campi. E non servono a niente perché sono troppo leggere per essere adatte al loro ruolo. A me viene da ridere, ma non c’è da ridere.

Il misura rete, che dovrebbe essere presente su ogni campo è diventato un pezzo introvabile, tanto che i giocatori hanno il malcostume di misurare l’altezza regolamentare come si faceva una volta usando le racchette di legno. Le racchette di legno avevano altre misure e, facendo combaciare una in verticale ed una orizzontale all’altezza del piatto corde, risultava la misura perfetta. Ora le racchette hanno misure diverse nel piatto corde, quindi si produce una misurazione errata.

Vogliamo parlare dei palloni che coprono i campi nei mesi invernali? Io penso che un pallone debba essere usato per un numero limitato di anni. È nato con un solo telo con diretto contatto con l’esterno. Parliamo di preistoria. Quelli più moderni hanno due o tre intercapedini, con evidente risparmio energetico e temperatura costante all’interno. Quelli vecchi sono freddi, buí, sporchi, antigienici e maleodoranti. È come se si andasse in una palestra ed i muri fossero lerci. Ci sono ditte che puliscono ed igienizzano i palloni affetti da questo problema, ma costa…

La porta d’ingresso, chiamata cabina, non è quasi mai in assetto. Bisogna quindi dare spallate per entrare e spesso il vetro è incrinato. Ma cambiarlo costa.

È obbligatoria una luce d’emergenza all’ingresso sopra la porta. Perché obbligatoria? Se all’improvviso, e capita spesso, viene a mancare la luce, quella di emergenza deve automaticamente accendersi per dar modo, agli utenti rimasti nelle tenebre, di trovare, oltre alle palle, la propria roba e, soprattutto l’uscita. Nell’ultimo circolo dove ho lavorato la luce d’emergenza si spegneva contemporaneamente alle altre. Fantastico! Ma fare un intervento costa…

Quando va via la luce dovrebbe partire il motore di emergenza alimentato a gasolio. Perché non parte, o se parte fa un fumo denso! Perché non c’è più carburante. Così quando la luce torna non si respira più. Ma mettere carburante costa e costa pulire i filtri.

Certo non tutti i circoli sono piazzati così. Ci sono dirigenti scrupolosi e direttori attenti che ci tengono al buon andamento del club. Al fatto che il socio sia a proprio agio ed al sicuro. Che i bambini imparino in un ambiente sano. Ma questa è la normalità.

Purtroppo di normalità, negli ultimi anni lavorativi, ne ho trovata poca ad Alessandria. Ho trovato invece una grande ricerca del business.

Meditate soci dei circoli, meditate.

Articolo scritto da
Postato in Notizie
    Commenta

TOP 10 ATP


Stanco di sbagliare colpi
all'APPARENZA semplici?

Migliora il tuo tennis ora!!!
Ricevi 5 Video lezioni gratis
Inserisci la tua email qui

Rank
Giocatore
Punti
Tutto il ranking