Cosa Pensare Tra un Punto e L’altro?

Pubblicato da Franco De Ambrogio

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Ciao a tutti. Questo articolo è particolarmente adatto agli agonisti ma spero che interessi anche i giocatori di club.

Anni fa partecipai ad un corso di psicologia applicata al tennis. Insieme ad altri 50 maestri, compreso Riccardo Piatti, ci trovammo in un circolo torinese all’interno di un campo coperto.

Il relatore d’eccezione era il prof. Lohere. Psicologo americano che ha dedicato i suoi studi per sviluppare al meglio le potenzialità di un atleta. Lohere ha aiutato infatti molti giocatori di diversi sport ma, soprattutto i tennisti. Ha lavorato è migliorato  alcuni dei più grandi tennisti del mondo.

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Il tema per tutti noi era una novità. Infatti non trattava, come ci aspettavamo, di tennis giocato. Lohere, con i suoi collaboratori, hanno studiato attentamente, guardando filmati, che differenza poteva esserci tra i primi giocatori del mondo e gli altri. Poche differenze a livello tecnico. Inspiegabile. Sicuramente i primi dieci giocano meglio i punti importanti. Ma questo si sapeva. A furia di rivedere e rivedere i filmati hanno scoperto l’arcano. Sfruttano meglio il loro tempo a disposizione tra un punto e l’altro.

Hanno notato il loro comportamento al termine di ogni punto. La cosa più evidente è che, immediatamente, passano la racchetta nell’altra mano. Se fanno il punto si caricano (in inglese to pump) e se lo perdono cancellano dalla mente il loro errore. Quasi mai si arrabbiano.

Ma veniamo a quello che suggerisce Lohere per sfruttare al meglio i 25 secondi di tempo che separano un punto da quello successivo.

Si dividono i 25 secondi in 4 frazioni che hanno un loro ruolo importantissimo.

  1. Come abbiamo visto, al termine del punto, “pump yourselfe” o, in caso di errore, dimenticatelo (forget your mistake). Passata questa brevissima pausa, dedicate alcuni secondi al rilassamento. Non pensate al match, qualsiasi altra cosa, anche cantare tra se un motivo (io lo facevo spesso nei momenti di stress). Respiro profondo.
  2. Ricominciate a concentrarvi sul match andando a camminare alcuni secondi dietro la riga di fondo campo dando le spalle all’avversario. Guardate il vostro piatto corde e toccatele come per raddrizzarle. Respiri lunghi.
  3. Registrate il punteggio. Rendetevi quindi conto della situazione al termine del punto.
  4. Concentratevi circa quello che intendete fare nel l’imminente punto da giocare e pensate a come e dove avete intenzione di servire. Guardate il vostro avversario e la parte di campo dove andrete a servire.

L’atteggiamento corporeo è di fondamentale importanza. Busto eretto, testa della racchetta mai rivolta verso il basso, sguardo vivo. Deleterio vedere un giocatore che si lamenta, trascina i piedi e tiene la racchetta come se avesse in mano la borsa della spesa.

Non abbiate mai fretta! Sfruttate sempre i 25 secondi a vostra disposizione possibilmente a vostro favore. Seguite queste indicazioni che però dovete allenare a lungo come se fossero dei colpi.

Al termine del convegno sugli aspetti mentali, il prof. Lohere ha voluto fare un esperimento per dimostrare quanto sia importante il nostro cervello e come comandi gli altri organi del nostro corpo.

Ha invitato due soci di club a giocare davanti a 50 maestri un tie break. A loro insaputa ha chiesto a tutti noi di fare un tifo esagerato per uno dei due. Ha messo un cardiofrequenzimetro alla nostra vittima ed ha dato il via alla gara. La vittima si accinge a servire ma lui lo ferma. Controlla l’apparecchio e, con grande stupore, constatiamo che, senza alcun palleggio preliminare, aveva 145 pulsazione al minuto. Traete le vostre conclusioni.

Ai miei allievi faccio fare tutto il percorso mimando un punto senza palla in modo che si concentrino solo sull’aspetto mentale.

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Posted by Fare Tennis on Mercoledì 11 novembre 2015

La mente è un colpo da allenare come gli altri ed ha un 50% di importanza su tutto il nostro bagaglio tecnico.

Meditate tennisti, meditate.

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